La prevenzione e l’assistenza al centro delle politiche di Welfare Aziendale

ott 04. 2018

Accesso alle cure e a servizi di prevenzione, più programmi di sensibilizzazione per effettuare screening preventivi e ampia promozione per migliorare la qualità della vita sono sempre più al centro delle politiche di welfare attivate dalle aziende in favore dei lavoratori e delle loro famiglie.

Per molti anni la cultura della prevenzione in azienda è rimasta legata alla salvaguardia di infortuni e incidenti e ha avuto più a che fare con la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro. Oggi invece molte aziende si preoccupano di garantire alle persone che vi collaborano benefit che pongono al centro la prevenzione sanitaria e la promozione di un miglior stile di vita, soprattutto se si fa riferimento ai lavoratori oltre i 40 anni, considerati passibili di sviluppare patologie o cronicità connesse a stili di vita e abitudini alimentari non corrette o di incorrere in malattie e problemi che possano mettere a rischio la persona e il suo andamento personale e professionale.

Programmi di welfare personalizzati per fascia d’età: aumentano motivazione ed engagement

Questa scelta fa parte di una più ampia tendenza che vede le aziende segmentare i programmi di welfare sulla base dei benefici più apprezzati o che si valuta possano essere di maggiore interesse, ingaggianti e motivazionali per i dipendenti a cui queste misure si rivolgono:

  • Fascia 20-30 anni: si dedicano misure per agevolare la mobilità

  • Fascia 30-39 anni: sono indirizzate le azioni di welfare che supportano la conciliazione famiglia-lavoro e sostengono nuove forme di organizzazione del lavoro stesso (smart working, orario flessibile ecc.)

  • Fascia 40-50 e over50: vedono sempre di più azioni a supporto della cura della persona e alla prevenzione

Il Rapporto Welfare Index PMI 2018 evidenzia come il 42% delle imprese attui almeno un’iniziativa nella macro area della salute e assistenza, percentuale in crescita rispetto al 32,2% del 2016. Inoltre dallo scenario emerge che un terzo delle imprese considererebbe prioritario investire per i prossimi 3-5 anni nella sanità e nell’assistenza a beneficio dei dipendenti e dei loro familiari, garantendo attraverso il welfare aziendale l’accesso alle cure e ai servizi di prevenzione e sostenendo le famiglie con servizi di assistenza per gli anziani e per le persone non autosufficienti. Ecosistema costruttivo e positivo che pone al centro il benessere dei lavoratori

L’importanza conferita alla salute e al benessere ha ampliato quei servizi di sanità integrativa, tradizionalmente annoverati tra i benefit concessi ai dipendenti di settori molto specifici (si pensi al mondo delle banche e della finanza), anche ad altri settori: nel manifatturiero, ad esempio, la sanità integrativa e i programmi di prevenzione sarebbero tra i benefit più apprezzati, e sono sempre di più le policy aziendali che promuovono stili alimentari e di vita corretti, trainando l’evoluzione del concetto di welfare aziendale verso un’idea di coinvolgimento diretto dell’azienda nel benessere psicofisico delle persone che ne fanno parte. Mettere in condizione i lavoratori di operare in realtà che agiscano a garanzia della loro salute, significa creare un ecosistema costruttivo e positivo, in cui varranno sempre di più i valori legati alla persona e non il semplice incentivo alla produttività. Lato azienda, operare aumentando le politiche di welfare significa esserci nella vita del lavoratore e attivare un ambiente attivo e appagante, duraturo per la vita: nessuno lascerebbe un posto in cui si sta bene e dove si mette la qualità della vita al centro!

Infine sono sempre più diffusi modelli che abbinano alla retribuzione il rilascio di card che rappresentano pacchetti di flexible benefit anche di natura sanitaria, muovendo le organizzazioni che erogano servizi sanitari e socio-sanitari a cercare sempre di più il contatto con le aziende, con la prospettiva felice di alimentare una maggior cultura della salute, della prevenzione, della diagnosi precoce e del supporto psico-fisico ai lavoratori che sono anche caregiver familiari.

Tutte queste novità sono, in fondo, solo un’ulteriore dimostrazione di come i valori percepiti dalla società determinino l’offerta di mercato e incoraggino i settori a fare rete nel riportare sempre più al centro l’interesse dell’individuo, della persona, del ‘vivere bene la vita’.

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